giovedì 18 aprile 2024

Le Antologie della Stratosfera vol. 47 - Retrospettiva - J.E.T. (discografia completa)

 

I J.E.T. (o forse sarebbe più corretto scrivere "j.e.t." con caratteri minuscoli, come appare sulla copertina dell'album) da sempre vengono inserirti in tutti i libri di progressive rock italiano nella sezione "gruppi minori". Certo, rispetto ad altri colossi degli anni '70 con alle spalle una lunga carriera, i J.E.T. sono spariti quasi subito dalla scena musicale dopo solo un album e una manciata di singoli. Ma è giusto considerare "minore" un gruppo solo per la sua limitata produzione discografica? Per quanto mi riguarda la risposta e NO, e quindi oggi vorrei dedicare questo spazio ad uno dei gruppi più pregevoli della scena progressive italiana dei primi anni '70. elevando il loro "Fede, Speranza, Carità" tra i grandi dischi di quel felice decennio artistico e musicale. 
Visto che riporterò la loro intera produzione discografica, ritengo sia il caso di rinfrescarci la memoria ripercorrendo la loro biografia (che non è poi molto corposa). Le informazioni le ho liberamente carpite dal sito/volume "Italian Prog" del nostro amico Augusto Croce e dalla solita, ma utile, Wikipedia.
Vedremo insieme chi erano i J.E.T. prima e dopo i J.E.T. (permettetemi il bisticcio di parole).


LA PREISTORIA: "I FANTASTICI JETS" (1963-1964)
Siamo a Genova nei primi anni Sessanta. L'embrione della futura formazione prog rock si chiama "Jets", o meglio ancora "I fantastici Jets". Come si può dedurre la ricerca del nuovo nome non sarà molto impegnativa. I Jets nascono nel 1963 e sono composti da una schiera di musicisti che nel giro di qualche anno confluiranno in altri gruppi. Il complesso (così si chiamava allora) era formato da  Gianni Belleno, Angelo Sotgiu, Franco Gatti e Gianni Casciano, un improbabile quanto estemporaneo melting pot tra futuri New Trolls, Ricchi e Poveri e J.E.T. Scherzi a parte, i Jets riuscirono ad incidere ben 4 singoli tra il 1963 e il 1964 per l'etichetta ITV di Genova. Per dovizia di particolari vi riporto la stringata discografia:

La fine del mondo / Malacapa (1963) - come "I fantastici Jets"
Eri in panne / Te lo dirò (1963) - come "Jets"
Io ti punirò / La casa del sole (1964) -  come "I fantastici Jets"
La fine del mondo / Perché mi lasci (1964) - come "I fantastici Jets"

Il brano che ottiene maggior successo, si fa per dire, è "La fine del mondo" pubblicato su due 45 giri, nel 1963 e nel 1964. Lo troverete come bonus track tra i singoli. Di seguito le copertine che ritraggono i Jets in quei lontani anni '60. Se volete divertirvi provate ad individuare i sopracitati musicisti. Le copertine dei 4 singoli sono tutte uguali, tranne il colore. 

copertina del 1° singolo (1963)

copertina del 4° singolo (1964)

retro del 4° singolo

DAI NEW JET AI J.E.T. (1970-1973)
 Nel 1967, dopo le defezioni di Belleno (che, come già ricordato, andrà ai New Trolls) e di Sotgiu e Gatti (che andranno ai Ricchi e Poveri), toccherà al superstite Casciano proporre a Renzo "Pucci" Cochis (batteria), Aldo Stellita (basso) e Piero Cassano (tastiere, voce) – questi ultimi due, provenienti dal gruppo "Onde Sonore" – di dar vita ad una nuova formazione, dapprima battezzata New Jet (sino al 1970) poi solo Jet. Nel 1970 Casciano lascia il gruppo, sostituito alla chitarra da Carlo ‘Bimbo’ Marrale, ed è con questa formazione che il quartetto si presenta all'8ª edizione di "Un disco per l'estate" (siamo nel 1971) con il brano "Vivere in te". E' questo il primo singolo in assoluto dei J.E.T., una lenta ballata molto vicina al tipico sound dei dei New Trolls. Detesto i paragoni, ma qui non se ne può fare a meno. Sentite le voci e ve ne farete una ragione. D'altronde a Genova le contaminazioni non erano improbabili. Altrettanto splendido il lato B, "Uomo". 


Oltre alla rassegna canora del "Disco per l'estate", i J.E.T iniziano a portare la loro musica dal vivo nei vari festival e rassegne che costellano la penisola, tra cui il celebre Festival di Musica d'Avanguardia. Mentre il gruppo inizia la lavorazione del primo album, esce il 2° 45 giri, "Non la posso perdonare", anche questo molto bello e originale. Una menzione speciale la merita il lato B, "Donna dove sei", un buon rock con organo e chitarra elettrica lanciati nella stratosfera, che fanno fatica a restare nei tempi dei 3 minuti. Io li avrei lasciati andare avanti almeno per altri 5 minuti. Chissà cosa ne sarebbe scaturito. "Non la posso perdonare" verrà riproposto anche sul singolo successivo (lato B "Il segno della pace"), sempre pubblicato nel 1972.

 

I J.E.T. sono maturi e pronti per entrare in sala di registrazione, Sforneranno quel gioiellino intitolato "Fede, Speranza, Carità". Loro non lo sanno, ma il disco è uno dei capolavori del nascente progressive rock italiano.

j.e.t. - Fede Speranza Carità (LP, 1972)


TRACKLIST:

01. Fede, Speranza, Carità – 10:56
02. Il prete e il peccatore (Fede) – 11:11
03. C'è chi non ha (Speranza) – 6:36
04. Sinfonia per un re (Carità) – 8:00
05. Sfogo – 3:42



FORMAZIONE:

Carlo Marrale – voce, chitarra
Piero Cassano – tastiere
Aldo Stellita – basso, violoncello, vibrafono, marimba
Renzo Cochis – batteria

Altri musicisti (non accreditati)
Antonella Ruggiero, Marva Jan Marrow – cori


Il disco, contenente 5 tracce per una durata totale di poco più di 40 minuti, viene pubblicato dalla Durium nel 1972 sia in versione vinile che musicassetta. Verrà poi ristampato in versione LP e CD in Giappone nel 1988 e nella Corea del Sud nel 1993. Seguiranno altre ristampe: una di queste, risalente al 2019 per opera della AMS Records, contiene 2 bonus tracks, ovvero i singoli "Gloria Gloria" e "Guarda coi tuoi occhi". L'ultima ristampa in vinile colorato, a quanto mi risulta, è quella della AMS del 2022, in tiratura limitata a 400 copie. 


copertina della musicassetta

"Fede, Speranza, Carità" è un album particolarmente raro, a causa della bassa tiratura di stampa e della delicatezza della copertina. E' molto difficile trovare copie in perfetto stato. La copertina apribile ha una finestra ritagliata sul lato anteriore, da cui esce un calice, in cartoncino molto spesso, incollato nella parte interna. Chi lo possiede se lo tenga ben stretto. 
 

Come si legge su Italian Prog "l'album, Fede, Speranza, Carità, deriva da un cambio radicale nel genere musicale dei J.E.T., convertendosi al rock progressivo che stava diventando allora piuttosto popolare, ed è un bellissimo disco, con forti influenze hard rock e voce in falsetto, ma anche con un buon uso dell'organo ed una solida sezione ritmica, come nella lunga Sinfonia per un re che ricorda a tratti le parti a più voci dei New Trolls, e Il prete e il peccatore. Purtroppo questo è stato il loro unico passaggio in campo progressivo e i singoli successivi tornarono ad un genere di rock commerciale non  particolarmente riuscito". Sacre parole, caro Augusto. In effetti i richiami ai loro conterranei New Trolls non sono pochi, come già ricordato. Ma questo non è u difetto, semmai un pregio. Da notare la presenza di Antonella Ruggiero ai cori, anche se non accreditata. 


L'EPILOGO: DAGLI ULTIMI SINGOLI AI MATIA BAZAR
Visto che stiamo parlando della Ruggiero,  ricordo che nel 1974 il gruppo aggiunse ufficialmente alla line-up Antonella, con la sua splendida voce, e un nuovo batterista, Giancarlo Golzi, proveniente  dai Museo Rosenbach. La trasformazione nei Matia Bazar giungerà da lì a breve. Il nuovo gruppo intraprenderà una lunga carriera che, attraverso molti cambi di formazione, è durata fino ai nostri giorni. Prima, però. nel corso del 1973, dopo l'uscita di "Fede, Speranza, Carità", i J.E.T. realizzano altri 3 singoli, di impronta decisamente commerciali, come ricordato da Augusto. Il primo è "Anikana-o" con il quale prendono parte alla 13° edizione del festival di Sanremo, senza però riuscire ad accedere alla serata finale. Segue "Gloria Gloria", un motivetto col quale partecipano alla 10° edizione di "Un Disco per l'Estate", senza grande successo. Meno male che c'è un lato B, dove viene collocata (stranamente) per intero "Sinfonia per un re", uno dei capolavori del 33 giri. Infine, verso la fine del 1973 viene pubblicato, sempre dalla Durium, "Voodood Woman", versione in inglese di "Anikana-o", Sul lato B troviamo "Satan is Waitin'", versione in inglese di "Guarda coi tuoi occhi". 




Nel 1974, la band collabora al singolo d'esordio come solista di Antonella Ruggiero, sotto lo pseudonimo di "Matia", intitolato La strada del perdono, l'anello di congiunzione tra i J.E.T e i Matia Bazar, tanto che il brano viene successivamente inserito nell'album "Gran Bazar" (1977) e nella raccolta antologica "Solo tu" (1979), entrambi a nome del gruppo. Ed è anche il primo (e unico) singolo della band con Paolo Siani – proveniente dai Nuova Idea – che rimpiazza Renzo "Pucci" Cochis alla batteria, Decisamente più interessante è il lato B, con Io, Matia, un brano strumentale caratterizzato dai vocalizzi e dall'armonica a bocca, entrambi di Antonella Ruggiero. Verrà ripubblicato, l'anno dopo, come retro del singolo "Stasera... che sera!" dei Matia Bazar.


Siamo all'epilogo. Nel 1975, tre componenti su quattro dei J.E.T. – cioè Stellita, Marrale e Cassano – fondano ufficialmente con Antonella Ruggiero i Matia Bazar; mentre Siani collabora come turnista al loro primo singolo "Stasera... che sera!". Subito dopo, la prima formazione dei Matia verrà completata dal batterista Giancarlo Golzi. E qui si pare un altro lungo capitolo musicale.


Per completezza d'informazione ricordo che nel 1995 la Durium pubblica un CD antologico contenente i 5 brani del 33 giri più alcuni singoli. Qui sotto la copertina. Infine i J.E.T. figurano con due brani, "Sinfonia per un re" (in versione alternativa) e "Gloria Gloria" nella compilation "This is Italian Progressive Rock - Collection of rare prog tracks", pubblicata nel 20102 in vinile (che troverete qui). 


45 GIRI (1971-1974)

01. Vivere in te - lato A, 1971
02. Uomo - lato B, 1971
03. Non la posso perdonare - lato A, 1972
04. Donna dove sei? - lato B, 1972
05. Il segno della pace - lato B, 1972 (sul lato A "Non la posso perdonare")
06. Anikana-o - lato A, 1973
07. Guarda coi tuoi occhi - lato B, 1973
08. Gloria, Gloria - lato A, 1973
09. Sinfonia per un re - lato B, 1973
10. Voodoo Woman - lato A, 1973
11. Satan is waitin2 - lato B, 1973
12. La strada del perdono - lato A, 1974 (a nome Matia)
13. Io, Matia - lato B, 1974 (a nome Matia)
14. Bonus track: La fine del mondo - lato A, 1963 (a nome "I fantastici Jets"

Matia Bazar - 1975

Finisce qui la retrospettiva dedicata ai J.E.T. con la quale spero di avere reso giustizia elevando il loro lavoro tra le opere "maggiori", inteso come di maggiore interesse e originalità. Vi lascio all'ascolto dell'abbondante materiale messo a vostra disposizione. Alla prossima.

LINK Fede, Speranza, Carità (LP, 1972)
LINK 45 giri (1971-1974)

Post by George

domenica 14 aprile 2024

Serie "Just One Record" - Kundalini Shakti Devi - Omonimo (2013 - registrazioni del 1974)

 

TRACKLIST:

01. Flash (19:11)
02. Museo Galattico (14:48)
03. Sensitivita (13:41)


FORMAZIONE:

Roberto "Paramhansa" Puddu / voce solista, sax tenore, flauto
Massimiliano Moretti / chitarre, voce
Gianni Lecchi / chitarre, voce
Claudio Capetta / basso, voce
Enrico Radaelli / tastiere, organo
Tony Ognibene / tastiere, voce
Ampelio Biffi / batteria, percussioni


In primis ringrazio l'amico e collaboratore Osel per l'invio dei file di questo album e per avermi ricordato che esistono i Kundalini Shakti Devi. Ho il loro CD da tempo ma, francamente, li avevo collocati nel dimenticatoio. Devo dire che l'album non mi ha particolarmente emozionato, ma questo è un mio personalissimo parere. Al contrario ho letto qui e là recensioni piuttosto entusiastiche (anche l'amico Osel lo giudica positivamente), grazie anche al fatto che le registrazioni risalgono al 1974. Mah, non è poi così vero che tutto quello che proviene da quel lontano decennio debba essere un capolavoro. A suo tempo mi ero documentato sul gruppo e sulla genesi delle tracce che compongono l'album. Iniziamo dal nome, che odora di lontano oriente. Secondo le scritture indù, “Kundalini Shakti” è la Divina Madre Primigenia, che con la sua energia ha dato vita alla Creazione e la sostiene. Questa energia esiste anche nel corpo umano, e prende il nome di “Kundalini”. Con queste premesse, al primo ascolto mi aspettavo suoni ben diversi da quelli proposti, magari odorosi di incenso, con sitar e tabla a fare da contorno. Invece viene proposto un discreto progressive rock, con venature jazzistiche, molto "English Style", con ampi richiami ai Van Der Graaf Generator (specie nelle track 2 e 3) vista la presenza del sax tenore e del flauto. Peccato per la voce del buon Roberto Puddu, a volte addirittura fastidiosa, che pregiudica lo sforzo compositivo e la bellezza di alcuni passaggi sonori. Un album strumentale sarebbe stato (quasi) perfetto. Sono troppo cattivo? Non so, giudicate voi. Di certo il vocalist è stato in molti casi un grosso problema per i gruppi progressive anni '70, e qui purtroppo la regola viene confermata. 


Ho raccolto un po' di informazioni sulla genesi di questo disco, piuttosto complessa. All'inizio degli anni '70, Roberto "Paramhansa" Puddu, un musicista professionista che suonava musica dance con il suo sassofono in vari gruppi e club, iniziò a notare che molte band  straniere e italiane - in particolare ELP, Jethro Tull, Genesis, Banco del Mutuo Soccorso, New Trolls, Le Orme, Garybaldi e molti altri ancora - avevano smesso di scrivere "canzoni semplici", sviluppando opere pop e rock che andavano oltre i tradizionali arrangiamenti e i 3 minuti 3. Sentendo il bisogno di registrare nella sua testa le melodie e le strutture armoniche più complicate, Roberto cercò di trovare musicisti capaci e desiderosi di avventurarsi in nuovi ambiti musicali. Il nutrito gruppo di musicisti (ben sette), nel corso del 1974 registrò tre lunghi brani, praticamente delle mini suite, con un semplice registratore e mixer Revox. Purtroppo il disinteresse dei discografici relegò questi nastri sul fondo di qualche cassetto. Quasi 40 anni dopo, nel 2013, il debut album eponimo dei Kundalini Shakti Devi venne pubblicato per la prima volta dalla AMS Records su CD e vinile, dopo una bella ripulita dei suoni. Ed ecco che l'album è oggi presente anche sulla Stratosfera, pronto per essere ascoltato (o riascoltato) e giudicato. E' bello mettere a confronto le diverse opinioni. A voi la palla. Alla prossima.

Post by George - Music by Osel

venerdì 12 aprile 2024

Artisti vari - Grande Italia (1975, double vinyl)

 

TRACKLIST:

01. Luciano Sirotti & Pavullo Band - La vita - 4:46
02. Rosanna Barbieri - Mosaico femminile - 4:42
03. Francesco Guccini - Le belle domeniche - 3:07
04. G. I. Band - G.I. Blues - 1:57
05. Victor Sogliani - L'inquietitudine - 4:14
06. Piero Guccini - Antidoto - 11:04
07. Panzer & G. I. Band - Pensieri di un amico (Eroina) - 3:48
08. Pavullo Band - Mnephoto - 3:47
09. I Nomadi - Sorprese - 3:29
10. Ghirlandina Libera - Dolce Tropico - 3:29
11. Piero Guccini - Muccona mia -2:13
12. Franco Ceccarelli - Perché no - 2:47
13. Ghirlandina Libera - Linea E.O. - 6:20
14. Amos & Amici - Glassberg (Urzinato) - 5:39
15. Ghirlandina Libera - Escalation - 5:34
16. Amos & G.I. Band - L'amore su di voi - 4:35
17. Germano & G.I. Band - Hacienda - 3:16


MUSICISTI ACCREDITATI:

Amos Amaranti: acoustic guitar, electric guitar
Franco Anderlini: harmonics
Rosanna Barbieri: vocals, little bells
Giuliano Bolchini: acoustic guitar, havaian guitar
Toni Bonfrisco: tenor sax, flutes
Giuliano Brusiani: drums
Marino Brusiani: bass
Sandro Campasso: drums
Beppe Carletti: keyboards
Franco Ceccarelli: vocals, acoustic guitar
Augusto Daolio: vocals
Chris Dennis: acoustic guitar, synth
Paolo Gainotti: drums, tabla
Alberto Girgenti: piano
Francesco Guccini: vocals, 6 acoustic guitar, 12 acoustic guitar
Paolo Lancellotti: drums, percussion
Umberto Maggi: 3 chords bass
Silvano Ori: electric guitar, tabla
Romano Rossi "Panzer": vocals
Luciano Sirotti: alto sax, flute
Victor Sogliani: vocals, bass
Luciano Stella: organ, electric piano
Germano Tagliazucchi: acoustic guitar, electric guitar, mandolin
Marco Tosatti: acoustic guitar, electric guitar, bass
Fabrizio Urzino: drums
Glauco Zappiroli: bass
Tony Esposito
Robert Fix
Vince Tempera
Ettore De Carolis


La Stratosfera riprende i suoi lavori con un disco che era già stato pubblicato molto tempo fa. Era il 2013 allorché Grog, uno tra i nostri primi collaboratori, si dedicò a questo doppio album. Purtroppo i link di questo e di altri numerosi album vennero disattivati a seguito del "grande indicente", come lo definisco io (forse qualcuno se lo ricorderà) che rischiò di farci chiudere il blog per sempre. Poi, con forza e perseveranza, Robi ed io, dopo lunghi confronti, discussioni e ripensamenti, ricominciammo praticamente da capo. Vabbé, incidenti di percorso, direte voi. Questo fu comunque un brutto incidente. In ogni caso, dopo 11 anni da quella apparizione, ho voluto riproporlo perché è un disco a cui sono particolarmente affezionato. Nel frattempo è finito anche su altre piattaforme, ma poco importa. "Grande Italia" è un disco semplicemente geniale e di grande bellezza, pur in assenza di grandi nomi, eccezion fatta per Francesco Guccini (presente con un brano inedito), i Nomadi, Victor Sogliani (ex Equipe 84) e alcuni musicisti indicati nel lungo elenco dei collaboratori (vedi sopra). La genesi e i contenuti dell'album, pubblicato l'11 marzo 1975 dalla Columbia in formato doppio vinile (e tanto per cambiare mai ristampato) ce la racconta Marco Giunco, in una recensione pubblicata sul suo sito "Marco Giunco on the net".


"L'idea del progetto Grande Italia fu concepita intorno al 1973/74 da Dodo Veroli, all'epoca produttore dei Nomadi e Pier Farri, uomo della Emi, entrambi frequentatori del bar Grande Italia, a Modena. L'intenzione era quella di riunire in un disco i musicisti più o meno noti che frequentavano l'omonimo locale, in quel periodo punto d'incontro di un'umanità varia affascinata dal fenomeno beat e dal movimento hippie, sia dal punto di vista musicale che da quello artistico letterario. Al disco avrebbe poi dovuto far seguito una serie di concerti. I vari gruppi prepararono i loro brani e li incisero senza particolari difficoltà. Il doppio LP uscì nella primavera del 1975 ma del tour  non se ne seppe più nulla e, dato che in quel periodo non esistevano ancora le cosiddette radio libere, non credo sia stato programmato da qualche rubrica Rai.


Il  disco rimase per un po' nelle vetrine dei negozi  poi sparì dalla circolazione ed anche le persone coinvolte, occupate in altre faccende,  non se ne curarono troppo. La storia è abbastanza semplice ma ha poi avuto un seguito. L'immagine di copertina, che ritrae parte dei musicisti ed abituali frequentatori del bar, senza voler essere retorici o autocompiacersi, direi che ricorda la foto centrale dell'album Brothers and Sisters degli Allman Brothers, oppure anticipa la locandina del film Almost Famous, anche se nel nostro caso le ragazze invitate per la posa all' alba delle 10 di mattina, se ne rimasero quasi tutte a letto. Questa fotografia ha esercitato un certo fascino, così che venne ripescata nel 1988 in occasione di un concerto reunion ed arte varia tenutosi nella piazza del Duomo di Modena. Il bar Grande Italia non esisteva già più, al suo posto era stata aperta una pellicceria. Il momento più atteso della serata era costituito dall'esibizione dei Nomadi con l'ancora presente Augusto Daolio e gran parte del pubblico, interessato soprattutto alla musica, ad un certo punto invitò la presentatrice a compiere disparati atti sessuali, al che la ragazza abbandonò il palco sul quale fu catapultato il cantautore Romano " Panzer " Rossi accompagnato da me all'armonica. 


Io, che ero inattivo da alcuni anni, incappai in due stecche strepitose, di cui mi vergogno ancora.  Nessuno sembrò accorgersene ma io sì e da quel momento e per diversi anni mi impegnai seriamente nello studio dello strumento. Dopo quella serata la foto fu usata spesso quando a qualcuno veniva in mente di organizzare manifestazioni, mostre, o scrivere qualcosa sui fantasiosi anni 60/70, fino ad essere inserita in una raccolta di fotografie dal titolo " Modena,  immagini di un secolo " pubblicata in mille esemplari numerati nel 1999, ed anche nel libro " Seduto in quel caffè... fotocronache dell'era beat " uscito agli inizi del 2003 per le edizioni rfmpanini.it curato da Massimo Masini, che in quel passato periodo aveva collaborato con varie formazioni di orchestrali. Naturalmente non manca la leggenda metropolitana.  All' estrema sinistra della foto si nota un personaggio con giacca ed occhiali scuri che nessuno conosceva. Qualcuno chiese chi fosse e qualcun altro, visti i tempi e l'ambiente rispose: " E' un poliziotto in borghese " così,  quel curioso divenne un agente  mandato a scoprire cosa fosse quell'assembramento di capelloni a quell'ora mattutina. Quanto ai musicisti che parteciparono alle registrazioni, dei più noti, come Francesco Guccini o I Nomadi si sa più o meno tutto, ma anche la maggior parte degli altri ha seguitato a suonare, chi in campo rock folk come i componenti della Pavullo Band, chi, come Glauco Zuppiroli è apprezzato e conosciuto bassista jazz, altri come Amos Amaranti,  Sandro Capasso e Silvano Ori collaborano con diversi gruppi musicali. Da parte mia, rimasto fedele all'armonica, continuo a fare serate con gruppi locali".


Cari amici, con questa foto d'epoca di Francesco Guccini (era proprio il 1975), vi saluto augurandovi il consueto buon ascolto. Alla prossima.


Post by George

domenica 24 marzo 2024

A Blues Evening with Rudy Rotta: The Beatles in Blues (2001) & Rudy Rotta with Brian Auger Captured Live (2005)


Questo post è dedicato, in modo particolare, al popolo del blues che ama e segue questo filone musicale,  più volte ospitato sulle pagine della Stratosfera. Questi due album sono un regalo che mi fece tempo fa l'amico Marco Osel e che ho riscoperto, setacciando i vari hard disk. Quindi, ancora una volta,  un forte grazi a Osel. Ma veniamo al nostro protagonista. Forse non si è parlato abbastanza di Rudy Rotta se non nei circuiti del blues e su una certa stampa specializzata. Qualcosa in più si è detto e scritto nel momento della sua scomparsa, avvenuta a Verona il 3 luglio 2017, quando molte testate giornalistiche si occuparono di questo grande bluesman nostrano. Rudy, nato nel 1950, vanta una lunga e prestigiosa carriera iniziata, come per moltissimi musicisti, esibendosi nei locali di Verona come chitarrista in piccoli gruppi emergenti, con un repertorio soul-blues di grandi autori inglesi ed americani. Finalmente, nel 1987 forma la sua prima band, di cui diviene chitarrista e cantante, esibendosi in particolare all'estero fino a diventare un ottimo esponente della musica blues, ottenendo riconoscimenti dalla stampa e dalla critica.


Rudy è stato invitato come ospite a numerosi Festival Blues in Europa e oltreoceano (ad es. il Kansas City Blues Festival insieme a Peter Green, Brian Setzer e Taj Mahal). Molto risalto dalla stampa nazionale e internazionale è stato dato alla partecipazione al Festival Jazz di Montreux nel 1993 (con B.B. King in veste di ospite), al Pistoia Blues Festival (4a edizioni) e al Concerto del Primo Maggio di Roma. In una delle nove edizioni del Sanremo Blues, è stato premiato come migliore bluesman italiano. Negli anni novanta ha registrato per la BBC inglese e per la Jazz FM di Londra. Nel corso dei suoi live show Rudy si esibiva in versione elettrica, così come in sala di registrazione, non disdegnando però, in alcuni casi, la versione acustica con chitarra e voce. Nel corso della sua carriera ha pubblicato più di 20 album, molti dei quali registrati dal vivo. Le collaborazioni sono assolutamente prestigiose. Stiamo parlando di artisti internazionali del calibro del già citato B.B. King, Allman Brothers (alla House of Blues di New Orleans), John Mayall, Brian Auger, con il quale ha effettuato diversi tour in Italia, John Mayall & the Bluesbreakers, Robben Ford, Peter Green, Luther Allison. Credo che possa bastare per darvi un'idea dello spessore del personaggio. Prima di passare alla musica, voglio ricordare che nel 2018, è stata fondata l'Associazione culturale Rudy Rotta,  per volontà della famiglia e degli amici in memoria dell'artista scomparso,  col fine di continuità i suoi progetti musicali e artistici.


Rudy Rotta Band - The Beatles in Blues (2001)


TRACKLIST:

01. Love Me Do - 3:14
02. I Feel Fine  - 4:06
03. Come Together - 4:14
04. Dear Prudence - 4:23
05. Revolution - 4:24
06. Get Back - 4:57
07. Norwegian Wood - 3:51
08. I've Got A Feeling - 2:58
09. Don't Let Me Down - 4:25
10. You Can't Do That - 3:15
11. She's A Woman - 3:09
12. In My Life - 3:27


FORMAZIONE:

Rudy Rotta - voice, guitars
Luca nardi - bass
Cramine Bloisi - drums, percussion
Michele Papadia - Hammon organ, piano, electric piano Fender Rhodes



Da grande fan e cultore dei Fab Four potevo forse farmi mancare questo album? Rudy Rotta con il suo quartetto omaggia Lennon e McCartney in modo assolutamente superlativo, attingendo brani storici che hanno attraversato l'intera carriera dei Beatles. Si inizia nientemeno che con Love Me Do; ero veramente curioso di ascoltare la trascrizione blues e l'ho trovata geniale. Più facile - si fa pèr dire -  per Rudy rivisitare tracce quali RevolutionCome Together o I've Got A Feeling. La chitarra acustica la imbraccia solo per Norwegian Wood in una versione trascinante, con la sua voce graffiante. La chiusura è dolce e delicata: una versione di In My Life per voce e pianoforte. Un disco grandioso dalla prima all'ultima nota. Osservando le pagine di Discogs ho notato che l'album è stato stampato in diversi Paesi con differente copertina: dalla Azzurra Music in Italia (le copertine sopra riportate), ma anche in Austria, Indonesia, Germania e Russia, Nel 2013 è stato ristampato, sempre in CD dalla Azzurra, ma con diversa copertina. Ve le riporto qui di seguito.

front cover Austria

front cover Indonesia

front cover Germania

front cover Italia -ristampa 2013

Rudy Rotta & Brian Auger - Captured Live (2005)


TRACKLIST:

01. Steps - 5:44
02. Tell Me Baby - 4:03
03. Hold On - 4:35
04. I'm In The Groove - 6:48
05. I Don't Play The Money - 11:05
06. Freedom Jazz Dance  - 5:09
07. Loner And Goner - 6:28
08. You Don't Love Me - 5:02
09. The Thrill Is Gone - 5:20
10. Boom Boom - 4:26


FORMAZIONE

Rudy Rotta: guitar, vocals
Brian Auger: Hammond organ, electric piano
Michele Papadia: acoustic & electric piano
Carmine Bloisi: drums
Andrea Tavarelli: bass


In questo secondo CD, pubblicato nel 2005 dalla Slang Records, il nostro Rudy Rotta duetta con un mostro sacro quale il tastierista inglese Brian Auger. "Captured Live" venne registrato a Verona il 3 agosto 2002. I due andarono spesso in tour insieme e la tappa veronese mostra la grandezza di questi due musicisti accompagnati da un potente sezione ritmica composta da Carmine Bloisi alla batteria e Andrea tavarelli al basso. Completa la formazione Michel Papadia al piano acustico ed elettrico. Questo concerto mi piace in modo particolare: amo da sempre il suono dell'Hammond di Brian Auger, grande maestro dello strumento, che ho seguito fin dai tempi degli Oblivion Express. I duetti con la chitarra di Rudy sono memorabili. Di seguito vi riporto una breve descrizione dei brani in scaletta, pubblicata sul blog "Liquia Rock".


"Lo show si apre con "Steps", uno strumentale rock jazz che ricorda chiaramente gente come Larry Carlton con un tocco funky. "Tell Me Baby" ci porta verso il blues con Rudy che canta e fa dispetti con la sua chitarra. I duelli chitarra-piano-Hammond sono costanti. "Hold On" è un'altra composizione di Rotta in cui lui è il protagonista principale." I'm The Groove" suona assurdamente come "Suzie Q". Brian sembra avere 63 anni al momento della registrazione. "I Don't Pay No Money" è uno dei momenti salienti della registrazione, oltre dieci minuti di estasi blues. "Freedom Jazz Dance" è uno strumentale di Brian Auger  dell'era Oblivion Express ("Second Wind" 1972) in tono jazz. "Loner and Goner" ha un'introduzione boogie. Il piano di Papadia ci riporta ad uno stato più rilassato. Atmosfera fumosa da club parigino. La registrazione si conclude con  "You Don't Love Me" (Cobb), ben nota nella versione Allman Brothers, "The Thrill is Goes" (Hawkins/Darnell) , molto fedele all'originale e, infine, "Boom Boom" (JLHooker). Decisamente un grande finale".
Ultima nota discografica: il CD è stato stampato nel 2006 in Germania e nel resto d'Europa con diversa copertina (che riporto qui sotto).


Cari amici stratosferici, il post si conclude qui. La Stratosfera chiude i battenti da oggi per due settimane, Con l'occasione auguro Buona Pasqua a tutti voi, con un augurio speciale ai collaboratori del blog. Nel corso di questa pausa avete voglia di ri-dare un'occhiata alla wishlist? Chissà che qualcosa non salti fuori. Appuntamento al 12 aprile. 


LINK The Beatles in Blues (2001)
LINK Captured Live (2005)

Post by George - Music by Osel (thanks friend)